Escursionisti erranti – Canto Primo (dal Lago Santo a Capanna Tassone)

Nebbia sul crinale Appenninico

Canto Primo.

Laddove i nostri Eroi si ritrovarono alle prese con una nebbia fitta su tutto il crinale Appenninico.

Canto le gesta degli escursionisti erranti,
che andarono sul crinale in due dì di festa,
smaniosi di catturar vedute sconcertanti.
Trovarono invece tanta nebbia in cresta,
che non si potea scrutar più di trenta metri avanti,
tant’è che il panorama nel loro immaginario resta.
Partirono dal Lago Santo con sosta all’Abetone,
e il giorno dopo arrivarono a Capanna Tassone.

O nubi ingrate, umide e ferali,
perché da un po’ di tempo vi celate
e disperdete in tutti i dì feriali,
e solo nei fine settimana, voi ingrate,
con l’umor di cupi funerali,
regolarmente in ciel vi radunate,
come minaccia oscura sulle teste,
di chi va sull’Alpe solo per le feste?

La bruma, se pur fitta, a me non nuoce,
ben più duro supplizio non impètro:
laddove tutti bubbolan a gran voce,
perché se vedon nebbia o cielo tetro,
divengono un’assillante e grave croce,
e ad ogni passo voglion tornare indietro.
“Togliete o nubi dunque la minaccia,
acciò che il gruppo almeno taccia!”

Neppur con tal commossa preghiera,
il manto nebbioso si dirada,
Luca l’ottimista è fiducioso e ancor spera
che rischiari almen a mezza strada,
ma anche sull’Alpe Fariola la foschia impera.
Tiziano e Loretta, comunque vada,
dichiaran d’esser veramente pronti,
a compiere il tragitto senza sconti,

Dario e Luca invece han problemi agli arti,
e m’annuncian così il loro taglio:
“In questo stato ci sentiamo come scarti,
vorremmo proseguir con voi, ma è un travaglio.
Domani con l’aurora dobbiam lasciarti.
O Paolo credici! Continuar così è uno sbaglio!”
Intanto all’Abetone il cielo dispettoso si fa bello,
mentre ci consoliam con un lauto pasto in ostello.

Il dì seguente nessun di noi era perplesso,
anch’io giuravo pur senza dir la frase,
che il tempo al bello si sarebbe messo,
intanto il nebbion ancora l’orizzonte invase.
Loretta allor con un sorriso impresso,
ci incoraggiò con questa frase:
“Vedrete chel vapor scompare sul Libro Aperto!”
ma ahimè anche lì il cielo era coperto.

Il nostro pellegrinar è ormai a conclusione,
sempre nebbia fitta, maledetta e greve.
Ci ha atteso sul Giovo e scortato fin a Capanna Tassone.
Io tuttavia gioisco di sta vacanza seppur breve,
e condivider l’esperienza con nobili persone,
per il mio cor non è stata cosa lieve.
Ringrazio Luca, Dario, Tiziano e Loretta,
sperando di tornar al più presto, un dì con loro in vetta.

Paolo Lottini

P.S. Non me ne vogliano i puristi della metrica per le irregolarità degli endecasillabi.