Resoconto dal Passone

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Si sa, la montagna in autunno è una scarica di colori e l’Appennino, complice quota e declivi più consoni alla vegetazione, esplode letteralmente.
Avevo già in mente di salire, per ennesima volta, dalle parti del Cusna in questi giorni ma l’iniziativa e l’invito del vulcanico Cervigni mi ha dato una precisa motivazione e come me, ad altre 14 persone.
Parcheggiata l’auto, in poco più di mezz’ora tra splendida faggeta, si arriva al rifugio Battisti. Vediamo già fuori i sacchi di cemento accuratamente disposti, confezionati e per fortuna alleggeriti a 15 kg cad. Breve pausa caffè e quando usciamo già ne manca uno rispetto alla conta precedente. Vediamo una figura veloce che si dilegua verso il Passone, ha quattro arti motori, farà diversi giri e se non sapessi già che è un toro, penserei ad un mulo. Pellegrini, un cognome che si fa garante della sua fama di gran camminatore. Capiamo subito che se non ci sbrighiamo poco o nulla rimarrà per noi ed ecco che ognuno si adagia nello zaino, prima vuoto, il suo carico e ci incamminiamo verso la Croce.
Lì Paolo e Michele stanno già dirigendo e lavorando fattivamente per la buona riuscita di una malta cementizia, che applicata a strati sovrapposti, dovrebbe garantire altri 30 anni di vita al basamento della croce del Passone. Gli inerti grossolani vengono trovati sul posto ed impastati con acqua di due affioramenti limitrofi. Qualcuno penserà: Bravi a km zero! Certo e le nostre schiene ringraziano.
La squadra si dispiega presto ed una vera e propria catena di montaggio prende vita sul crinale. Loris con mano sapiente racimola graniglia sul badile e riempie secchi che Ivan, Elisa e Luigi portano a spola verso il luogo dell’impasto. Guglielmo e Rino si stagliano all’orizzonte, grazie alla loro statura , a prendere acqua dagli acquitrini. Luciano e Paolo Gatti maestri di badile, rivoltano con perizia l’impasto umido di cemento che una volta in secchi e, tramite un sistema di trasporto a coppie, arriva in breve ai piedi della croce. Lì Michele e Paolo, i progettisti nonché padri della prima croce, fanno scaricare l’apporto ove meglio contribuisce. Momenti di panico controllato quando intuiamo che la mole creata tende a esondare dai ciottoli delimitanti. Niente paura qualche sasso trafiggerà verticalmente l’amalgama e ne darà nuova consistenza. Tutti ci alterniamo e ruotiamo per dare respiro alle ernie al disco che per alcuni minacciano di uscire e suonarle.
Il livello sotto la croce cresce a vista d’occhio ed alle prime ore del pomeriggio siamo già a dibattere su quale sia il miglior modo di finire lo strato superficiale.
Vince l’idea di una pseudo finitura in arte povera, tipo sasso fugato. Il risultato non fugherà , ahimè, i dubbi però.
In questa fase si ha un appassionante scontro ed incontro tra il perfezionismo, ma apparente immobilismo, del Bellanti che accarezza i contorni di ogni pietra con la cazzuola, il pragmatismo unificante del Cervigni che detiene il record di velocità, e il mestiere del Gatti che si posiziona a metà, fondendo rapidità con meticolosità ed una punta di nota critica. Menzione onore per il Righi che con il solo ausilio dei guanti modella il cemento con umano affetto (foto non mente!).
Ormai il sole ha virato al rosa, il rosso è scorso abbondante nei bicchieri, il freddo vento ha colorato nello stesso modo, le gote di questo gruppo di persone, ormai posate a ciuffo intorno alla Croce, per una foto insieme.
Grazie ragazzi, è stato “bello”, Katia penso apprezzi ed i futuri escursionisti pure.
Mi raccomando, ci si rivede tra 30 anni!
Si spera.
Nicola Bertolani
Video by Rino Cipolli