9 Aprile – Escursione al Corno d’Aquilio

Domenica 9 Aprile 2017
Corno d’Aquilio 1545m
Gruppo Lessini

  • Partenza: ore 6.45 dal parcheggio CAI Carpi
  • Percorso automobilistico: Autostrada A22 uscita Verona Nord – tangenziale ovest – Pescantina – S.P. in Cairano – Fumane – Breonio – Fosse – Tommasi
  • Dislivello in salita: mt. 400/500
  • Difficoltà: E
  • Cartografia: monte baldo Comitato Gruppi Alpinistici Veronesi 1:25000

Introduzione: Particolare cima che si staglia come uno sperone roccioso sui pascoli sottostanti. La sua caratteristica forma fa si che venga riconosciuto da tutta la pianura veronese ed è anche per questo una delle montagne più frequentate della provincia di Verona. I versanti sud e ovest precipitano, con ripide pareti rocciose rispettivamente sull’ abitato di Tommasi e sulla Val d’Adige, mentre i versanti nord, nord-est digradano dolcemente verso i pascoli della Lessinia.
Il Corno D’Aquilio è noto anche per i numerosi fenomeni carsici che si sono sviluppati sul suo altipiano. Nelle vicinanze si trova infatti la Spluga della Preta, uno degli abissi carsici più famosi al mondo; esso ha una profondità dichiarata di -877 m ciononostante vi sono ancora molti cunicoli da esplorare. Lungo il percorso si trova anche la Grotta del Ciabattino, cavità carsica facilmente esplorabile, al contrario della Spluga che è accessibile soltanto a speleologi esperti.

Parco della Lessinia
Il Parco Regionale della Lessinia, istituito nel 1990, si estende per oltre 10.000 ettari sull’altopiano dei Monti Lessini e racchiude una sorprendente varietà di testimonianze naturalistiche, storiche e archeologiche di inestimabile valore.
La parte più settentrionale dell’altopiano è segnata dalla presenza di testimonianze della Grande Guerra (trincee, gallerie e mulattiere) facenti parte di un sistema difensivo esteso su circa 34 km. Da non perdere i gioielli naturalistici come la Foresta dei Folignani, la Foresta di Giazza, La Foresta della Valdadige con il Corno d’Aquilio, le Cascate di Molina.
L’attuale confine regionale tra Provincia Autonoma di Trento e Provincia di Verona, che attraversa i contrafforti montuosi del Monte Baldo e della Lessinia, è stato per secoli un complesso e conteso confine di stato. Per delimitare in modo preciso tale limite venne indetto nel 1750 un apposito congresso presso Rovereto, cui parteciparono esponenti del Casato d’Austria e della Repubblica di Venezia, più alcuni rappresentanti delle comunità locali; da tale incontro e numerosi successivi sopralluoghi scaturì nel 1753 il Trattato di Rovereto, con il quale si andava a delimitare definitivamente il confine tra i due paesi, seguendo come principio quello del riconoscimento delle proprietà private veronesi e trentine, da un lato prevalentemente appannaggio di famiglie nobili cittadine e enti religiosi, dall’altro riferite alle comunità di Ala e Avio. Il documento prevedeva inoltre la delimitazione attraverso l’apposizione sul terreno di numerosi cippi confinari, operazione che iniziò già a partire dal 1754.
I cippi confinari furono realizzati utilizzando blocchi di Rosso Ammonitico veronese, roccia calcarea dalle cromie variabili dal bianco al rosa e al rosso estratta prevalentemente in loco; le grandi pietre, inserite nel terreno senza l’utilizzo di materiale cementizio, riportavano l’anno di posa, un codice numerico progressivo e l’indicazione dei rispettivi territori, salvo in alcuni casi prevedere la raffigurazione dell’aquila asburgica e del leone di San Marco.
Nei secoli tali manufatti subirono modifiche nelle indicazioni scritte, per seguire le tante variazioni che hanno cambiato il corso della storia anche sulla nostra montagna; in alcuni casi, in particolare quando il cippo risultava in cattive condizioni oppure addirittura veniva demolito o trafugato, l’elemento veniva sostituito.
A delimitare il confine con il Trentino, ma anche la gran parte delle dorsali e sommità della Lessinia, vi sono poi alcune imponenti fortificazioni nella media montagna e soprattutto decine di chilometri di trincee a cielo aperto. Il sistema difensivo della Lessinia, esteso su circa 34 chilometri, comprende opere campali (trincee, postazioni di artiglieria, baraccamenti, ecc.), forti e strade militari; sebbene fortunatamente per il territorio e le comunità lessiniche il fronte di prima linea si sia mantenuto sempre distante durante l’intero cruento conflitto, i segni della presenza militare in montagna sono numerosi e in parte ancora oggi ben visibili durante escursioni e passeggiate, in particolare sugli alti pascoli delle malghe.

Itinerario:
Dalla contrada Coste m. 1157 ha inizio una stradella in direzione nord-ovest, che si trasforma in mulattiera, residuo di guerra, che porta senza grandi dislivelli al Passo di Rocca Pia m. 1248, dove si trovano numerose trincee.
Un piccolo sentiero (n.250), ben marcato nel fitto bosco di faggi scende lentamente per aggirare le incombenti pareti e immettersi in un più evidente sentiero, la traccia verso valle “la via nova” scende a Borghetto mentre quella verso est “el scajon” sale assai ripida con una serie infinita di piccoli tornanti.
Bella visione verso la Val d’ Adige e sulle pareti che ora prendono l’ aspetto di magnifiche guglie dolomitiche. All’ uscita del bosco, Valletta di Fanta m. 1410, si risale il prato, fino sul crinale in vista della chiesetta della Preta m. 1497.
Qui in direzione sud, prima per prato e poi tenendo la destra si costeggia il crinale strapiombante fino a raggiungere il Corno d’ Aquilio m. 1545, con grandioso panorama sulla Val d’ Adige.
Ci riposiamo e ammiriamo il paesaggio tutto intorno e sotto di noi poi ripartiamo, inizialmente per lo stesso sentiero di salita, ma, dopo poche centinaia di metri deviamo verso destra per ammirare la Grotta del Ciabattino prima e poi, continuando per i prati, la Spluga della Preta fino ad incrociare di nuovo il sentiero 250 che scende comodamente fino al parcheggio.